Secondo il paradigma attuale, la malattia è considerata un nemico contro il quale è necessario armarsi, come se si stesse facendo una guerra. Si interviene sulla malattia, ma non si cerca sufficientemente di conoscerne e comprenderne le cause. Si impiegano rimedi che possono avere effetti indesiderati, ma spesso non ci si chiede se esistano altre modalità terapeutiche.
La medicina è una sola, però ci sono più concezioni della malattia. Alcuni vedono la malattia come una sfortuna, il malato come una vittima passiva, il corpo umano come un territorio dove si affrontano forze indipendenti dalla persona: i virus arrivano per caso da uno sfortunato individuo che per essere curato necessita di potenti anti-virus. Altri pensano che tutte le malattie abbiano un senso e che pazienti e terapisti debbano cercarlo insieme in tutti gli aspetti della vita di una persona. Considerano i sintomi dei segnali di crisi più profonda. Questo approccio alla malattia è volto a stimolare delle reazioni virtuose, all'interno di una dinamica di amore e non di guerra, attraverso la dietologia, l'osteopatia, l'attività fisica, l'agopuntura, l'omeopatia.
In caso di urgenza o di necessità verranno però utilizzati i mezzi della medicina “dura”: chirurgia, terapia antibiotica, morfinici, corticoidi, etc. Questo approccio alla malattia è perciò indispensabile ma dovrebbe essere limitato ai soli casi che lo necessitano e non alla maggior parte delle patologie, come è attualmente. Nella maggioranza dei casi, infatti, la malattia fa già parte del processo di guarigione e, invece di rispettarla, la blocchiamo.
Al posto di ascoltare la malattia come segnale d'allerta per farci cambiare comportamento, ci ostiniamo a farlo sparire senza comprenderne il significato.
L'arte medica corrisponde quindi ad individuare per ciascun paziente la strategia terapeutica più adatta. Per questo è necessario che i medici arricchiscano la propria cultura medica in modo da poter presentare al malato la scelta migliore.
Si è a lungo contrapposta l'omeopatia all'allopatia, la medicina “dolce” alla “dura”, quella “scientifica” alla “tradizionale”. Non è là il cuore del dibattito; queste schermaglie culturali nascondono, in realtà, un'opposizione molto più importante e complessa.